Con la terza intervista, torniamo in Italia ma ci spostiamo nel tempo: infatti parleremo anche di rievocazione longobarda, forse non ancora molto diffusa in Italia ma sicuramente fondamentale per far conoscere la storia di questo popolo forse poco noto al grande pubblico.
With our third interview, we come back to Italy but we move back in time: we're going to talk also of Lombard re-enactment, maybe not yet very common in Italy but surely important to spread the history of this population, often not very-well known by the public.
Ho conosciuto Nini parlando su Facebook di tintura con le piante, ma "galeotto fu lo shopping":ci siamo conosciute meglio, parlando di rievocazione a tutto tondo, quando abbiamo deciso di fare insieme un ordine di fili di seta da ricamo. Anche se siamo distanti nello spazio (e un po' anche nel tempo, in termini di rievocazione), spesso condividiamo gli stessi pensieri, quindi sono molto felice di avere Nini accanto al mio focolare.
I met Nini talking on Facebook about plant dyeing, but in the end we became friends thanks to some shopping: we had the opportunity to know each other best, talking about many aspects of re-enactment, when we decided to make an order of silk embroidery threads together. Even if we are distant in space (and in time, speaking about re-enactment), we often share the same thoughts, so I'm very happy to have Nini at my campfire. [English follows]
1. Di che periodo/i ti occupi e di
che gruppo/i fai parte?
Investo la maggior parte delle mie energie in un'associazione che rievoca la
prima generazione longobarda immigrata in Italia e stabilitasi a Cividale nel
568 dC, ma sono anche tra i fondatori dei un progetto che mira a ricostruire le
arti ed i mestieri del Friuli patriarcale attorno all’anno 1350.
2. Da quanto tempo fai rievocazione storica e come è nata questa passione?
Ho iniziato nel 2003, entrando in un’associazione di scherma storica nella
quale sono rimasta un paio d’anni senza tuttavia trovare una collocazione
soddisfacente. Ho avuto contatti con diversi gruppi ma ho faticato a trovare
persone che condividessero il mio amore per la ricostruzione storica e
condividessero la mia mentalità finchè, nel 2010, ho conosciuto la Fara (qui il link alla loro pagina Facebook e qui invece il link alla pagina dell'evento da loro organizzato, Anno Domini 568)
3. Di che attività di occupi
principalmente in rievocazione e quali sono i tuoi maggiori interessi?
In
associazione mi occupo della ricerca storica e della didattica riguardo alle
fasi della produzione tessile quali filatura, tintura e tessitura, nonchè della
realizzazione pratica delle ricostruzioni dell’abbigliamento. Cerco di portare
avanti le prime tre entro canoni di archeologia sperimentale e di living
history mentre perfeziono la tecnica sartoriale presso una scuola per sarti
professionisti nella mia città. In accampamento mi occupo della didattica
relativa alle arti muliebri cercando di appassionare ad esse un pubblico che
(lo sappiamo) normalmente si sente più attratto dagli aspetti bellici della
rievocazione, cercando soprattutto di eradicare la convinzione diffusa che il
medioevo (sia esso alto o basso) fosse un periodo di oblio delle tecniche e
dell’arte per sostituirla con una comprensione seppure minima della grande
abilità e raffinatezza di pensiero che alcuni reperti sono ancora in grado di
veicolare. In campo mi occupo anche di cucinare, per quanto mi senta in dovere di
specificare che i ragazzi mi sono di grande aiuto (e che non morirebbero di
fame in mia assenza), e di gestire la dispensa combinando accuratezza storica e
praticità culinaria.
4. Che ne pensi della situazione
della rievocazione nel tuo Paese?
Credo che in Italia la situazione sia molto complessa. Da un lato ci sono
realtà decennali ancora aggrappate ad un atteggiamento da Pro loco (e che
spesso lo sono) che continuano a proporre grandi feste animate che di
medioevale hanno solo il nome e che sono caratterizzate da un vago sapore
fiabesco privo di una concreta base storica e che, per quanto le rispetti per
lo sforzo che compiono nel valorizzare il proprio paese o la propria città,
hanno un’immagine che resta fortemente impressa alle autorità che non sono poi
in grado di distinguere un figurante da un rievocatore.
Dall’altro stanno invece concretizzandosi ed ottenendo una meritata fama
numerosi buoni gruppi di rievocatori esperti focalizzati su una ricostruzione
di qualità e che sono consci della responsabilità che il rievocatore ha
(volente o nolente) nei confronti delle persone con cui si interfaccia e che,
anche solo passivamente, terminano la visita al campo con qualche nozione in
più.
5. Pensi che le rievocatrici
abbiano un ruolo significativo in questo ambiente?
Penso che stiano gradualmente e finalmente ritagliandosi un ruolo di grande
dignità dopo anni di rievocazione incentrata sulle attività belliche e di
conseguenza spesso un po’ machista. Con la fondazione e la crescita di nuovi
gruppi incentrati sulla living history e sulla ricostruzione si sono creati
degli spazi in cui menti femminili possono finalmente esprimere le proprie
capacità ed inclinazioni per il beneficio del proprio gruppo e dell’ambiente
generale. Per mia esperienza le donne sono molto spesso più inclini al dialogo
ed al confronto e la rete che si sta creando tra le rievocatrici (grazie anche
ad iniziative come questa o come il manuscript challenge, che mette in
comunicazione le persone in tutta Europa) sarà probabilmente la chiave di
un’ulteriore e diffusa crescita qualitativa.
6. Quali sono i tuoi progetti futuri?
A livello personale vorrei consolidare le tecniche di produzione tessile,
iniziando un più serio percorso di analisi e riproduzione dei (pochi) reperti tessili
cividalesi relativi sia agli scavi ed alle ricerche più recenti, sia a quelli
più noti, in broccato d'oro. Come Fara, invece, ci proponiamo di stringere
ulteriormente i rapporti con i gruppi esteri con cui ci sentiamo in sintonia e
dai quali stiamo imparando molto, continuando a portare in Italia il loro modo
di rievocare e ricostruire, contemporaneamente mantenendo salda la rete già
creatasi tra i rievocatori altomedioevali italiani con cui collaboriamo.
Su un piano più strettamente pratico prevediamo di affiancare le collaborazioni
già consolidate negli anni a nuovi progetti che stiamo attualmente definendo
con il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cividale, il dott. Fabio
Pagano e col professor Marco Valenti dell'università di Siena, e che
divulgheremo appena possibile.
Tra due settimane, non perdetevi l'intervista con Maria Neijman!
***
1. Which period(s) do you work on and what
group(s) do you belong to?
I spend most of my
energies in an association that re-enacts the first Lombard generation who
immigrated in Italy and settled in Cividale in 569 A.D., but I’m also a
founding member of a project that aims to reconstruct the arts and crafts of
Friuli around the year 1350.
2. How long have
you been re-enacting and how did this passion started?
I started in 2003, when I entered a medieval fencing association in which I
stayed for a couple of years, however without finding a satisfactory
arrangement. I had contacts with different groups but it was difficult to find
people who shared my love for historical reconstruction and who shared my
attitude, until I met La Fara, in 2010 (here's the Facebook page of the group and here the Facebook page of the event they organize, Anno Domini 568)
3. What kind of activity do you attend
most in re-enactment and what are your major interests?
In my association I focus on the
historical research, on the educational activities about textiles, like
spinning, dyeing and weaving, and on the actual reconstruction of garments. I
try to work on spinning, dyeing and weaving within experimental archaeology and
living history standards, while I’m improving my tailoring skills in a
professional school for modern tailors in my town. During the events I lead
educational activities about female crafts: I try to make them interesting for
an audience who – we know – usually feels more attracted by the military
aspects of re-enactment. My goal is to eradicate the common belief that Middle
Ages (early or late) were a period when arts and crafts were forgotten: I hope
to help people gain, at least a little bit, the understanding of the great
ability and refinement of thought that some findings can still prove.
In the camp I usually take care of the cooking too, but I have to say that other male group members help me a lot (and
they won’t die starving in my absence) and I manage the pantry combining
historical accuracy and convenience.
4. What do you think about the re-enacting
situation in your country?
I think the situation in Italy is very complex. On one side there are
long-living organizations still sharing the frame of mind of
those local associations who promote tourism rather than culture and continue to set up big festivals that only have medieval
names but feature a fairy-tale taste without any real historical support. I
respect them because of the effort they put in increasing the value of their
town, but their festivals give the local authorities a vivid image that
confuses them, since they’re unable to distinguish a real re-enactor from a
person who only dresses-up in “medieval clothes” once a year. On the other side
many good re-enacting groups are gaining good repute: they’re focused on a
high-level reconstruction and aware of the responsibilities a re-enactors have,
willing or not, towards the people they meet, who always learn a few more
information after their visit at the camp, even if only passively.
5. Do you think
female re-enactors have a significant role?
I think they are gradually and finally achieving a
role of great dignity, after many years of re-enactment focused on military
activities and therefore often carachterized by a masculinist frame of mind.
With the foundation and the growth of new groups focused on living history and
reconstruction, women can finally express in new spaces their abilities and aptitudes,
for the good of their group and the whole environment. According to my
experience, women are often disposed to the dialogue and the discussion: the
network that i s now developing amongst female re-enactors (thanks to ideas like
this or the Manuscript Challenge, that links people from all Europe) will
probably be the key to a further and widespread growth.
6. What are your plans for the future?
Personally, I would like to improve the textile crafts, starting a more
accurate analisys and reproduction of the (few) textiles findings from
Cividale, both the ones from more recent excavations and researches and the
most renown, in golden brocade. With the group “La Fara”, our aim is to tighten
up our relationship with the foreign groups: we feel in syntony with them and
we’re learning a lot from them, so we wish to keep spreading to Italy their
attitude towards re-enactment. At the same time, we want to keep firm the
network that already exists amongst Italian re-enactors of the early
middle-ages with whom we co-operate.
We are also planning to add to the well strengthened partnerships new projects
we’re currently working on with the director of the National Archaeological
Museum of Cividale, dott. Fabio Pagano, and with Prof. Marco Valenti from the
University of Siena: we’ll spread them as soon as possible.
In two weeks, don't miss the new interview with Maria Neijman!
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