- Il cappello a punta: un copricapo molto diffuso
1a metà XIV sec, Bologna. San Pietro benedicente e donatore in veste di pellegrino da (Fondazione Zeri) / 1st half of 14th century, Bologna. Blessing Saint Peter and donor, |
1338-1340 Ambrogio Lorenzetti, Siena: Allegoria dell'Inverno Allegory of Winter |
- The pointed hat: a very common headwear
Theatrum Sanitatis: Ms.4182 tav.129 Scena di caccia / Hunting scene |
Nouvelle acquisition latine 1673, fol. 20: abbigliamento elegante con cappello a punta / elegant clothing with bycocket. |
The “pointed hat” it’s very common in the 14th century and has also a very elusive name: it’s been a well known male headwear in re-enactment for a while, but its popularity as a female accessory it’s growing more and more. Lacking period documentation of a proper Italian name for this hat, I will call it “cappello a punta” (pointed hat), but remember in English is also called “bycocket” and in French “chapel à bec” (it’s not necessary to remember that it’s commonly called “the Robin Hood hat”). There are many examples of male characters wearing this kind of hat in 14th century figurative art (you can find some here on Larsdatter). It seems very common in hunting scenes (my friends from Medieval Hunt talk about it here) but appears also in travelling scenes: it’s actually the typical pilgrim hat, sometimes decorated with the shell, and it’s also worn commonly by characters represented in bad weather conditions. Probably are less frequent, but not totally absent, scenes where this hat comes with elegant clothing (expecially in the Tacuinum Sanitatis from Pavia or Milan, Nouvelle acquisition latine 1673), sometimes decorated with contrasting fabric inserts or feathers.
- Il cappello a punta nell’abbigliamento femminile
1336-41, Buffalmacco, Anacoreti nella Tebaide, Pisa |
Cosa dire invece dell’uso del cappello a punta da parte delle donne? Da quanto è emerso dall’iconografia e da studi precedenti, sembra che questo cappello fosse utilizzato dalle donne in circostanze ben precise. L’unica analisi in un testo di storia del costume che ho potuto individuare è quella di R. L. Pisetzky (Storia del Costume in Italia, vol. II, 1964-69, p. 118) che, a proposito dei copricapi femminili, dice:
“Spesso sopra il cappuccio, quando non è foderato di pelliccia, e anche su altre acconciature, le donne come gli uomini portano, in viaggio o cavalcando, il pesante cappello a tese rialzate”
e rimanda alla tavola illustrata 54, dove commenta l’affresco pisano degli “Anacoreti nella Tebaide”:
“la bizzarria sgarbata del cappello maschile, a cupola alta e a tese risvoltate – usato anche dalle donne, di solito in viaggio o per cavalcare – acquista un fascino ambiguo, accompagnato dal soggolo trasparente, in capo alla bella ignota che nello sguardo tentatore, ancor più che nelle zampe artigliate, rivela la sua essenza diabolica”.
1340, Bibbia Angioina 1340, Angioina Bible |
Oltre a rilevare l’assenza di iconografie che mostrino donne indossare il cappello con sotto il cappuccio (a meno che con “cappuccio” non si intenda il mantello con cappuccio), forse sembra eccessiva la critica di questo accessorio nel commento della Pisetzky: la scena in analisi sicuramente mostra una donna mostruosa, ma non credo che questo carattere “demoniaco” sia proprio del cappello, dal momento che in tutte le altre scene risulta privo di ogni connotazione negativa.
Non ho resistito all’idea di realizzare una tabella per illustrare i risultati della ricerca iconografica che ho compiuto, certo non esaustiva ma svolta su numerose fonti italiane, francesi e inglesi.
Una fonte particolarmente interessante sono stati gli “avori gotici”, visibili su questo sito: Gothic Ivories (se siete interessati a visionare in dettaglio le schede e le foto in alta risoluzione degli avori che ho qui analizzato, vi basterà inserire nel motore di ricerca il numero di inventario nella barra di ricerca), ma anche tra le opere d’arte italiane prodotte tra gli anni ’40 e la fine del Trecento sono emerse ulteriori significative attestazioni.
Le scene in cui sono inserite queste donne con cappello risultano di due tipi.
* Le scene di caccia, che risultano essere la maggioranza (14/19). Essendo un tema legato alla rappresentazione dell’amore cortese, è molto ben documentato dalla serie degli avori gotici, di produzione francese e risalenti prevalentemente alla prima metà del XIV secolo. Altre scene di caccia sono rappresentate nel noto ciclo degli “Affreschi del buon governo” dipinto a Siena da Ambrogio Lorenzetti, in cui, nell’allegoria del buon governo in campagna, è posta in primo piano una dama con il cappello. Negli affreschi del Camposanto di Pisa, sempre risalenti alla prima metà del XIV secolo, compaiono vicine 2 donne con il cappello, accanto alle quali è possibile vedere uomini con i falchi.
1380, Agnolo Gaddi, Storie della Vera Croce, Firenze 1380, Agnolo Gaddi, discovery of the True Cross |
* Le scene di viaggio. Meno rappresentate, ma comunque significative, sono le donne in viaggio: negli affreschi di San Gimignano, opera di Bartolo di Fredi, compare due volte Lot (in groppa a un cammello) con il cappello a punta, mentre un’altra donna lo indossa nella scena dell’attraversamento del Mar Rosso. Anche la “bella ignota” della Pisetzsky può essere considerata una donna in viaggio. Molto diversa da questo personaggio, eppure abbigliata in modo simile, risulta la regina Elena, raffigurata di una bellezza immortale da Agnolo Gaddi nella Chiesa di S. Croce, a Firenze: Elena, giunta fino in Terrrasanta per ritrovare la croce di Cristo, può ragionevolmente essere rappresentata come una viaggiatrice (o eventualmente una pellegrina). Se questo cappello è dunque attributo della regina Elena, risulta difficile pensare che possa di per sè presentare una connotazione negativa o troppo mascolina se indossato da una donna.Il cappello a punta ha probabilmente la forte funzione pratica di riparare dal sole e dalla pioggia, ed è dunque sempre associato a momenti di vita all’aria aperta, in particolare alla caccia e al viaggio: infatti non sono mai raffigurate donne di città o di campagna che lo indossano nello svolgimento delle mansioni quotidiane, nè tantomeno sembra fosse indossato da donne nobili o facoltose in occasioni mondane, in cui probabilmente erano preferite acconciature arricchite da pietre preziose o costosi veli di seta.
- The bycocket in female’s garb
What can we say about women using bycocket? From what came to light from iconography and previous studies, it seems likely that this hat was used by women only in clear-cut circumstances. The only analysis I could find in a book about history of costume was by R. L. Pisetzky (Storia del Costume in Italia, vol. II, 1964-69, p. 118) who says about female hats:
1367, Bartolo di Fredi, Attraversamento del Mar Rosso 1367, Bartolo di Fredi, Crossing of the Red Sea, |
“Often, over the hood, when it’s not lined in fur, and also with other hairdressings, women, like men, wear the heavy hat with lifted-up brims when travelling or hunting”.She talks again of this hat in the illustrated table 54 and comments the fresco from Pisa of the “Anacoreti della Tebaide”:
“the rude oddity of the masculine hat, with a high calotte and lifted-up brims – used also by women, usually when travelling or horse-riding – gains an ambiguous appeal, together with the transparent wimple, worn by the beautiful stranger who, in her tantalizing gaze even more than in her claws, reveals her diabolic essence”.
1336-40, Buffalmacco, trionfo della morte, 1336-40, Buffalmacco, Triumph of Death. Pisa |
I have to underline I wasn’t able to find any source showing women wearing hoods with the bycocket (unless with “hood” is meant a cloack with a hood) and I would also like to point out that in her comment Pisetzky seems to criticize too much this hat: in the analyzed scene the woman surely has monstrous features, but I don’t think the hat itself has any diabolic meaning, since in all other scenes it lacks of any negative characteristic.
London, The British Museum 1878,1101.40 |
The scenes where women wear pointed hats are of two kinds:
- Hunting scenes (14/19). Since hunt is a theme strongly connected to courtly love, it’s very well attested in the gothic ivories, carved in France in the first half of the 14th century. Other hunting scenes can be found in the “Frescoes of the good government” by Ambrogio Lorenzetti, where a lady with a pointed hat is portrayed in the allegory of good government in the countryside. Also in the frescoes from the Camposanto of Pisa (first half of 14th century) 2 women with bycocket are represented together with men holding hawks.
1367, Bartolo di Fredi, Abramo e Lot si separano nella terra di Cana, 1367, Bartolo di Fredi, Abraham and Lot separate in the Land of Canaan', |
- Travel scenes (5/19). Travelling women are less represented but very significant: in the frescoes by Bartolo di Fredi Lot appears twice (riding a camel) with the bycocket, while it’s worn by a different woman in the crossing of the Red Sea. Also the “beautiful stranger” described by Pisetzsky can be considered a travelling woman: queen Elena, in Agnolo Gaddi’s frescoes about the discovery of the True Cross (Florence, Santa Croce church), is clearly a woman of a completely different kind, but wears similar garments. Saint Elena, who travelled to Jerusalem to find the True Cross, can reasonably be painted as a traveler (or, eventually, as a pilgrim). If this hat is attributed to queen Elena as well, it seems hard to believe bycocket has itself a negative feature or is too masculine to be worn by women.
The bycocket has a strong practical purpose to protect by sun and rain, and it’s therefore always connected to open-air scenes, mainly travels or hunting: women living in the cities or in the countryside are never represented with this hat while attending their daily tasks, nor it seems likely it was worn my noble or wealthy women in mundane occasions, where elaborate hairstyles and expensive silk veils were probably preferred.
- Veli e pettinature insieme al cappello a punta
Dalle immagini si può vedere che il cappello a punta è raramente indossato da solo, ma è spesso accompagnato dal velo e/o dal soggolo, che insieme al cappello offrono una protezione ottimale dagli agenti atmosferici, possono riparare dalla polvere e rappresentano comunque un tocco di femminilità. Tra i diversi “outfit” rappresentati nelle immagini, ho scelto i 3 che preferisco di cui proporre la ricostruzione.
- Veils and hairstyles with the bycocket
From the sources it’s possible to see that the pointed hat is rarely worn alone, but it’s often worn with a veil and/or wimple, that together with the hat offer a perfect protection from sun, rain and dust and, nonetheless, give the outfit a touch of femininity.
I chose my 3 favorite outfits to reproduce.
Stile 1: L’allegoria del buon governo (trecce)
1344, Ambrogio Lorenzetti, Affreschi del buon governo,Siena
Style 1: The Good Government (braids)
1344, Ambrogio Lorenzetti, Good government, Siena
1344, Ambrogio Lorenzetti, Affreschi del buon governo,Siena
Style 1: The Good Government (braids)
1344, Ambrogio Lorenzetti, Good government, Siena
La donna di questo celebre affresco è l’unica che ho trovato che non indossa nè il velo nè il soggolo. Ipotizzando una pettinatura simmetrica, così frequente in tante fonti coeve, la donna porta i capelli raccolti in due trecce, che sembrano essere fatte a partire dalla nuca (non dalle tempie), portate in avanti sulle orecchie, ai lati del viso, e probabilmente fissate sulla testa, sotto il cappello (suggerimento: le trecce possono essere fissate “cucendole” con un ago grosso e del filo di lana direttamente ai capelli sottostanti).
Note: Nel caso non si volesse indossare il velo, questa pettinatura è l’unica attestata abbinata al cappello a punta: i capelli sciolti, una treccia che ricade sulla schiena o una treccia che scende sulla spalla sono forse pettinature che sposano meglio il gusto moderno ma non sono mai attestate, anche perché potrebbero essere poco pratiche durante la caccia o il viaggio.
This woman is the only one I could find who doesn’t wear veil or wimple. I suppose she wears a symmetric hairstyle, frequent in many period sources: I think she has 2 plaits that look like starting from the nape (not from the temples), pulled ahead over the ears, framing the face. They may be fastened on top of the head, under the hat (tip: braids can be sewn directly on the hair with a thick blunt needle and some wool thread).
Note: In case you don’t want to wear a veil, this hairstyle is the only one attested together with the pointed hat: untied hair or a single braid over the back or over the shoulder can maybe match better modern taste but are not represented in period sources, also because may not be convenient while hunting or travelling.
Stile 2: Il trionfo della morte (trecce, velo, soggolo)1336-40, Buffalmacco, Trionfo della morte, Pisa
Style 2: The Triumph of Death (braids, veil, wimple)
1336-40, Buffalmacco, Triumph of Death, Pisa
Style 2: The Triumph of Death (braids, veil, wimple)
1336-40, Buffalmacco, Triumph of Death, Pisa
Questa combinazione presenta sicuramente un’ottima protezione da pioggia, vento e sole. I capelli si intravedono appena sotto il velo: ho iniziato perciò facendo due trecce che partono dalle tempie (possono partire anche dalla nuca, ma io trovo più comoda questa soluzione) e le ho fissate dietro la testa. Da questo punto in poi, è possibile seguire il tutorial di Neulakko (tralasciando le trecce finte, se non le avete). Anche io ho indossato la mia cuffia di S. Brigida, elemento fondamentale a cui attaccare i veli: ho poi indossato il soggolo (il mio è un rettangolo di lino di circa 80cmx60cm) ripiegandolo leggermente sotto il mento, andando poi a fissarlo con 2 spilli dietro la testa e tirandolo un po’, dal momento che tende a cedere. A questo punto ho indossato il velo vero e proprio (il mio è un rettangolo leggermente stondato di circa 100cmx70cm, ma consiglio la forma a semicerchio), fissandolo alla cuffia con uno spillo al centro della fronte: si possono aggiungere con altri 2 spilli all’altezza delle tempie e ripiegare leggermente la stoffa per farlo aderire meglio al viso o tenerlo più libero e metterlo in posizione semplicemente con il cappello.
Note: In molti casi in cui al cappello sono abbinati velo e soggolo i capelli non sono visibili, per cui è difficile stabilire quale sia l’acconciatura sottostante, anche se spesso sembra che si possa intuire la presenza delle due trecce sotto il velo. In alcuni casi, in particolare negli avori, i capelli sono rappresentati come delle piccole “onde” che non indicano una pettinatura precisa, ma ritengo sia comunque da escludere l’ipotesi che i capelli siano portati sciolti sotto al velo, dal momento che questa soluzione non compare mai nemmeno in altri contesti: potrebbero forse essere delle piccole ciocche sfuggenti.
Al posto del soggolo di lino, se ne può indossare uno di seta per uno stile simile a quello di Sant’Elena negli affreschi di Santa Croce di Agnolo Gaddi.
This combination offers a very good protection from sun, rain and wind. The hair are barely visible under the veil, so I started making 2 braids starting from the temples (they can start from the nape as well, but I find the first solution more comfortable) and I fastened them behind the head. From now on, you can find Neulakko’s tutorial (skip fake braids if you don’t have). I wore my Saint Brigit’s cap and then the wimple (mine is a linen rectangle, 80cmx60cm), folding it a bit under the chin and pinning it behind the head: pull it well since it loosens a bit. At this point I put on the veil (a linen rectangle with rounded edges, 100cmx70cm: choose a half-circle shape if you can), pinning it to the cap with a pin in the center of the forehead: you can add 2 more pins over the temples and fold the fabric a bit or you can just put it in place with the hat.
Note: Often it’s impossible to see the hair when women wear the veil and wimple, so it’s hard to tell what’s the hairstyle: sometimes it looks like there are the 2 braids under the veil. In some ivories the hair are represented as little waves that may not represent a true hairstyle: I don’t think the hair are untied under the veil, since this solution is never visible in other pictures, and I believe they may be curly locks left outside the braids.
Instead of linen wimple, it’s possible to wear a silk wimple for a style closer to Saint Elena in the frescoes of Santa Croce by Agnolo Gaddi.
Stile 3: La straniera degli “Anacoreti nella Tebaide” (trecce, soggolo trasparente)
1336-41, Buffalmacco, Anacoreti nella Tebaide, Pisa
Style 3: The stranger from the “Anacoreti nella Tebaide” (braids, transparent wimple)
1336-41, Buffalmacco, Anacoreti nella Tebaide, Pisa
Style 3: The stranger from the “Anacoreti nella Tebaide” (braids, transparent wimple)
In alcune delle fonti, balza all’occhio la trasparenza del soggolo: è il caso degli affreschi di Bartolo di Fredi a San Gimignano o della “bella ignota” degli affreschi del Camposanto di Pisa. La mia interpretazione è che questi soggoli trasparenti siano veli di seta, portati con le trecce ai lati del viso: in mancanza di una cuffia a cui fissare il soggolo, l’ho fermato con uno spillo direttamente alle trecce, nel punto in cui sono cucite sopra la nuca. Per coprire meglio la parte posteriore del collo, si possono fermare le due estremità del velo con uno spillo: in questo modo risulterà anche più aderente al collo sulla parte anteriore. Come soggolo ho usato il velo di seta, che è 80cmx60cm.
In some sources, the transparent wimple is striking, like in the frescoes by Bartolo di Fredi or in the depiction of the “beautiful stranger” in the frescoes from the Camposanto of Pisa: my interpretation is that these wimples are made of silk and are usually worn with braids. Since there is not the cap to fasten the veil to, I pinned it directly to the braids, where they are sewn over the nape. To cover better the back part of the neck, you can fasten the edges of the veil with a pin: this way it will be more adherent to the front part. My wimple was my silk veil, a half-circle which measures 80cmx60cm.