lunedì 22 agosto 2016

Qualche chiarimento sulla "cipriana" / A few more notes about the "cipriana"

Sono passati ormai 3 anni da quando ho indossato per la prima volta il vestito rosa che ritenevo fosse una "cipriana". Da allora ho avuto modo di raccogliere nuovi elementi su questo abito e credo sia giusto rettificare e aggiornare quanto scritto allora. 
It's been 3 years since I wore for the first time the pink dress that I thought was a "cipriana". Since then, I had the chance to collect more information about this dress and I think it's time to correct and upgrade what I wrote then. (English below). 

Nel mio vecchio post mi ero affidata a quanto scritto dalla Pisetzky (Enciclopedia della moda: Storia del costume in Italia, vol. II, 1964, p.  97) a proposito delle "cipriane":
1." Di particolare modello sono le vesti cipriane. A Napoli nel 1351 sono comprese nella robba quasi che la veste cipriana prenda qui il posto della guarnacca [...]. Queste vesti si allacciano davanti, dalla gola fino ai piedi, con una lunga fila di bottoni di argento dorato o di perle, ma scandalizzano i moralisti con le scollature tanto grandi che hostendunt mamillas, et videtur, quod dicte mamillae velint exire de sino earum. [mostrano il seno, e sembra che il suddetto seno voglia uscire dal vestito, traduzione mia] Vesti disoneste, come osserva il De Mussis che così le descrive, e si dimostra disposto a perdonare altre bizzarrie della moda che non ledono l'onestà, ma non questa perché l'abito è bello se non mostra i seni e la scollatura è così decentemente stretta, che ad minus mamillae ab aliquibus non possent videri  [che almeno il seno non possa essere visto da altri]. Nitidissime immagini di cipriane ampiamente scollate (se pur non fino a questo punto) e ricche abbottonature, appaiono nella figurazione della famiglia del conte Porro nell'Oratorio di Lentate."
(le citazioni della fonte sono da: J. De Mussis, Chronicon Placentinorum in L.A. Muratori, Antiquitates Italicae, t. II, Diss. XXIII, col. 319 B.) 
Oltre alla fonte napoletana dunque è De Mussis l'unico a darci informazioni su questo particolare abito, nella descrizione dei costumi dei cittadini piacentini del 1388. 
All'epoca, avevo desunto dalla Pisetzky che gli elementi caratteristici fossero:
- i bottoni dalla scollatura all'orlo
- l'ampia scollatura
e avevo individuato in base a questi due criteri sia delle vesti che delle sopravvesti.
In realtà, leggendo il passo di De Mussis per intero, lo scenario si rivela diverso. Dopo aver descritto dei ricchi soprabiti, dice:
2. Tamen talia indumenta sunt honesta, quia cum dictis indumentis non ostendunt mamillas. Sed habent alia indumenta inhonesta, quae vocantur Ciprianae, quae sunt largissime versus pedes, et a medio supra sunt strictae cum manicis longis et largis sicut alia predicta indumenta, et similis valoris, et super quibus ponunt similia jocalia et similis valoris. Et sunt impomellatae de antea a gula usque in terram pomellis argenti deaurati vel perlis. Quae Ciprianae habent gulam tam magnam quod ostendunt mammillas, et videtur, quod dictae mammillae velint exire de sinu earum. Qui habitus esset pulcher, si non ostenderent mammillas, et gulae essent sic decenter strictae, quod ad minus mammillae ab aliquibus non possent videri
2. "Tuttavia questi indumenti sono onesti, poiché con i detti indumenti [le donne] non mostrano il seno. Ma hanno altri indumenti disonesti, che sono chiamati Cipriane, che sono larghissime verso i piedi, e nella parte superiore sono strette, con maniche lunghe e larghe come gli altri predetti indumenti, e di simile valore, sopra le quali pongono simili gioielli e preziosi. E sono abbottonate davanti dalla gola fino in terra con bottoni d'argento dorato o perle. E queste Cipriane hanno la scollatura tanto grande che mostrano il seno, e sembra che il suddetto seno voglia uscire dal vestito. E questo abito sarebbe bello, se non mostrasse il seno, e se la scollatura fosse così decentemente stretta, in modo che almeno il seno non potesse essere visto dagli altri." (traduzione mia)
Nel testo dunque è specificato anche che le cipriane sono molto ampie nella parte inferiore, ma aderenti sul busto, mentre il nuovo elemento fondamentale che si può desumere dal testo originale sono dunque le maniche lunghe e larghe "come gli altri predetti indumenti", descritti poco prima in questi termini:
 3. Quae indumenta fiunt cum manicis largis per totum tam de subtus quam de supra ita longe, quod dictae manicae cooperiunt mediam manum et aliquae pendent usque in terram apertae esteriori tantum, acutae de subtus ad modum scuti Catellani longi, qui scutus est largus desuper, et strictus et acutus de subtus. 
3."E questi indumenti sono con maniche larghe da ogni lato, sia di sotto che di sopra, così lunghe che dette maniche coprono metà della mano e alcune pendono fino a terra, un po' aperte esteriormente, acute nella parte inferiore come lo scudo catalano, scudo che è largo sopra e stretto e acuto sotto". (traduzione mia) 

Grazie al particolare sulle maniche lunghe e larghe, risulta dunque evidente che le cipriane devono essere innanzitutto delle sopravvesti e non delle vesti (non si spiegherebbero, nel caso di una veste, le maniche ampie che lascerebbero vedere la biancheria intima). A questo punto, è chiaro anche che le donne della famiglia Porro ritratte a Lentate non indossano una cipriana, in quanto le loro maniche sono piuttosto dei "manicotti", sottili strisce di stoffa pendenti.
Basandoci sulle sue parole, dunque, ritengo che, tra quelle che avevo postato nel vecchio articolo, solamente quelle dei Tacuina Sanitatis siano immagini esemplificative del tipo di abito che intendeva descrivere De Mussis, e che il mio abito rosa non possa pertanto definirsi "cipriana". 


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1365, Oratorio di Lentate sul Seveso (MI): Gli affreschi dell'Oratorio di Lentate sul Seveso, che raffigurano la famiglia Porro che ne è committente. Esempi di cipriane secondo la Pisetzky, stando a quanto dice De Mussis NON sarebbero invece cipriane, in quanto prive di maniche larghe.
1365. Oratorio di Lentate sul Seveso (MI): the frescoes from the Oratorio in Lentate sul Seveso portray the Porro family, who payed for the frescoes. They are samples of cipriane according to Pisetzky, but, according to De Mussis' description, they are NOT cipriane, as they don't have wide sleeves.
 
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It's been 3 years since I wore for the first time the pink dress that I thought was a "cipriana". Since then, I had the chance to collect more information about this dress and I think it's time to correct and upgrade what I wrote then.
In my old post I trusted what was written by R. L. (Enciclopedia della moda: Storia del costume in Italia, vol. II, 1964, p.  97) about "cipriane":
1. "A peculiar kind of garment are the cipriane. In Naples, in 1351, they are included in the robba [robe], and it seems like the cipriana takes the place of the guarnacca [common name for the overdress]. [...] These dresses are closed in the front with a long row of buttons made of gilded silver or pearls, but scandalize the moralists with such big necklines that hostendunt mamillas, et videtur, quod dicte mamillae velint exire de sino earum [show off the breast and it seems like said breast wants to exit from the dress]. Inhonest garments, as De Mussis says when describing them. He looks willing to forgive other fashion oddities that are not against honesty, but not this one, because the dress is beautiful if it doesn't show the breast and the neckline is decent and moderate enough that ad minus mamillae ab aliquibus non possent videri [at least breast can't be seen by other people]. Clear samples of Cipriane with wide necklines (even if not so extremely wide) appear in the fresco with the Family Porro in the Oratory of Lentate (MI).
(the quotations from De Mussis are from: J. De Mussis, Chronicon Placentinorum in L.A. Muratori, Antiquitates Italicae, t. II, Diss. XXIII, col. 319 B.)
In addition to the source from Naples, the only one talking about Cipriane is De Mussis, an historian from Piacenza who describes the costume of his fellow citizens in 1388.
When I wrote the article, I understood from Pisetzky that the typical features of the dress were:
- buttons from the neckline to the hem
- a wide neckline
and, using this parameter, I thought that a "cipriana" could be both a dress and an overdress.
Actually, reading the description by De Mussis in its entirety, the scenario is different. After the description of very rich ovedresses, he says:
2. However, these garments are honest, because with these garments [women] don't show off their breast. But they also have inhonest garments,that are called Cipriane, that are wide towards the feet and tight fitting in the upper part, with long and wide sleeves like the aforementioned garments, of similar value, with similar jewels and precious decorations. And they are buttoned in the front from the neckline to the hem. And these Cipriane have such a big neckline that they show off the breast and it looks like the breast wants to come out from the dress. And this dress would be beautiful, if it didn't show off the breast, and if the neckline was moderate enough so that the breast wouldn't be visible to other people. (my translation, see Latin above)
We can see that Cipriane were wide in the skirt and tight fitting in the bust, but there is another important element: the long and wide sleeves "like the aforementioned garments", described in the previous lines:
3. And these garments are with wide sleeves from every side, both in the upper part and the lower part, and so long that they cover half of the hand and some of them hang to the ground, narrow in the lower part like the Catlana shield, a shield that is wide in the upper part and narrow in the lower part. (my translation, see Latin above)
Considering the information provided about the long and wide sleeves, it is therefore clear that Cipriane must be overdresses and not dresses (a dress with wide sleeves would make the undergarments visible). Furthermore, the women of the Family Porro mentioned my Pisetzky are not wearing cipriane, because their sleeves are not wide but most likely tippets, thin stripes of fabric hanging to the ground.
Focusing on De Mussis' description, I think that, among the picture from the old post only the sources from Tacuina Sanitatis could be connected to the kind of garment that De Mussis wanted to describe, but they probably had even wider sleeves., Finally, my pink dress could not be called "cipriana". 


 
Tacuinum Sanitatis 1390-1400, Nouvelle acquisition latine 1673, fol. 3v: Raccolta delle pesche
Nouvelle acquisition latine 1673, fol. 9, Raccolta di ciliegie dolci
sotto.
Fig. 6, 7: Tacuinum Sanitatis 1390-1400, Nouvelle acquisition latine 1673, fol. 3v: Harvest of peaches
Nouvelle acquisition latine 1673, fol. 9, Harvest of sweet cherries

giovedì 5 maggio 2016

Presentazione del romanzo storico "I Segreti delle Madri" di Livio Gambarini a Imola

Per alcuni mesi, ho avuto l'occasione di cimentarmi in una nuova attività: sono stata "consulente" e beta-reader del romanzo di Livio Gambarini, "I Segreti delle Madri", romanzo storico che segue "Le Colpe dei Padri" all'interno di una trilogia ambientata in Lombardia nella prima metà del Trecento.
Il mio coinvolgimento è stato soprattutto legato alle conoscenze che ho acquisito nell'ambito dell'abbigliamento medievale, ma credo di aver potuto offrire un contributo anche sui piccoli dettagli della vita quotidiana che è raro trovare nei libri, ma che per un rievocatore possono essere qualcosa di molto familiare: che odore fa il guado? Quanto tempo occorre per cucire un abito? Quali acconciature si possono usare per i capelli?
Da rievocatrice che legge romanzi storici "con la penna rossa in mano", pronta a notare incongruenze e imperfezioni, mi ha resa felice poter dare il mio contributo a migliorare un romanzo che nasceva già con un solidissimo impianto storico e una ricchezza di dettagli che lo rendevano pienamente credibile.
Collaborare con Livio è stata un'opportunità interessante e un'esperienza piacevole, e, ora che il romanzo è finalmente pubblicato, ho deciso di organizzare una presentazione nella mia città, Imola, insieme alla mia associazione Civitas Alidosiana. La location non poteva che essere la Biblioteca di Imola, luogo che mi è particolarmente caro per molti motivi, non ultimo il fatto che l'edificio che la ospita sia nato come una chiesa trecentesca e che ancora oggi conservi traccia degli antichi affreschi.
L'appuntamento dunque è per martedì 17 maggio alle ore 20.30 presso la Sala di San Francesco della Biblioteca di Imola, in via Emilia 80: invito soprattutto gli amici rievocatori che non conoscono ancora questa saga a partecipare! 

Qualche link 
Il blog su Le Colpe dei Padri. il primo volume della trilogia
Potete acquistare l'ebook di Le Colpe dei Padri ora a soli 1,99 euro direttamente su Amazon

In the last few months, I've had the opportunity to take on a new activity: I've been a "consultant" and beta-reader of the historical novel "I Segreti delle Madri", written by Livio Gambarini. The novel follows "Le Colpe dei Padri" in a trilogy set in Lombardy in the first half of the 14th century. 
I was involved mainly for my knowledge about medieval garments, but I think my help has been useful also for the small every day life details that are hard to find in books, but may be very familiar to re-enactors: how does woad smell like? How long does it take to sew a dress? Which hairstyle is most appropriate?
Since I'm a re-enactor that reads historical novels "with the red pen in my hand", ready to notice mistakes and flaws, I'm very happy I could help to improve a novel that already had a strong historical background and rich details that made it truly believable.
Working with Livio has been an interesting chance and a pleasant experience. Now that the novel is finally published, I decided to organize a presentation in Imola, together with my group Civitas Alidosiana. The chosen setting is the Library of Imola, a place that I truly love, also because the building was originally a church built in the 14th century and still has a trace of its ancient frescoes.
The presentation will be on Tuesday, the 17th of may, at 20.30 in the Sala di San Francesco in the Library of Imola, via Emilia 80: I hope many friends re-enactors, who maybe don't know this saga yet, will come! 

sabato 2 aprile 2016

Herjolfsnes Challenge: Nørlund 38 - D10580

Finalmente ci siamo: dopo quasi 4 mesi dal disegno del modello, il mio abito della “Herjolfsnes Challenge” è terminato. Il lavoro è stato lungo anche per il poco tempo che ho potuto dedicargli, ma sono davvero felice non solo del risultato, ma anche del percorso compiuto. Partecipare alla sfida insieme a tanti ricostruttori abili e competenti è stato un validissimo stimolo a studiare in dettaglio i due libi sui reperti di Herjolfsnes, Woven into the Earth e Medieval Garments Reconstructed, a migliorare le tecniche che già conoscevo e a sperimentarne anche di nuove.
L'obiettivo che mi sono data è stato rimanere il più possibile fedele al modello, tentando comunque di non creare un abito inverosimile per un contesto italiano della metà del XIV secolo: le immagini di seguito vogliono solo rappresentare in generale il contesto di riferimento, e non sono naturalmente esattamente corrispondenti all'abito. 
Finally, 4 months after I have drawn the model, my Herjolfsnes Challenge dress is complete: it has been long work also because of the little time I could spare for sewing crafts during the day, but I'm really happy not only for the result, but also of my journey. Joining the Challenge, together with such skilled and expert re-enactors, has been a great incitement to study deeper the books about the Herjolfsnes finds,  Woven into the Earth and Medieval Garments Reconstructed, to improve my skills and also to learn new ones.
My target was to be as faithful as possible to the original find, and at the same time non to make a dress that would look completely implausible in 14th century Italy: the following pictures are meant to show the general context and of course don't perfectly match the dress. 
1355-58, Storie di Sant'Orsola, Tommaso da Modena, Museo di S. Caterina, Treviso. La forma dei soprabiti, dotati di tasche e non troppo aderenti al corpo, mi sembra compatibile con la mia riproduzione. / 1355-58, Storie di Sant'Orsola, Tommaso da Modena, Museo di S. Caterina, Treviso. The shape of the overdresses, featuring pocket slits too and not too close fitting, doesn't look very different from my reproduction. 
1388, Incoronazione della Vergine, Bartolo di Fredi. La fanciulla vestita di rosa sullo sfondo ha un abito morbido, dotato di tasche./ 1388. Coronation of the Virgin, Bartolo di Fredi. The lady in pink has a not too fitted dress with pocket slits. 
La stoffa
I reperti della Groenlandia sono realizzati in vadmal, un tipo di tessuto tradizionale realizzato su telaio verticale, che presenta una trama a saia non bilanciata, ovvero caratterizzata dalla presenza di fili in rilievo sul rovescio della stoffa, non piatta e uniforme come si trova abitualmente in commercio oggi. La lana che ho utilizzato io è stata acquistata in un negozio locale ed è una saia 2/2 di medio spessore, con circa 14 fili/cm, con trama bianca e ordito marrone, una caratteristica che spesso si ritrova anche nei tessuti della Groenlandia (ma anche di Londra, ad esempio).

The fabric
Greenland's finds are made in vadmal, a traditional fabric woven on vertical loom, that is a non-balanced, weft-faced twill, different from the balanced, flat one we can normally find in shops today. The fabric I used was bought from a local shop and is a medium-heavy 2/2 woolen twill, with about 14 thread/cm, with white warp and brown weft, a common feature of Greenland finds (but also in some finds from London).

La costruzione dell'abito
Il modello che ho scelto è il famoso Nørlund 38/ D10580: ho sempre amato particolarmente la complessità della costruzione, con 4 pannelli per ogni lato. Inoltre, la presenza di tasche sul reperto e soprattutto le maniche a ¾ lo rendono un abito da sopra, ed era esattamente quello che mi serviva da indossare sopra l'abito blu della Manuscript Challenge.
Per prima cosa, ho riprodotto su carta lo schema da Medieval Garments Reconstructed, e ho realizzato un modello di prova in stoffa leggera, a partire dal quale ho modificato leggermente la larghezza dell'abito sul torso (-4 cm totali) in modo che si adattasse meglio a me, ma senza renderlo troppo aderente al corpo, un cambiamento che avrebbe stravolto il concetto originale. Ho anche deciso di farlo lungo fino a terra, a differenza probabilmente dell'originale (per questo problema, cf. Woven into the Earth p. 142s.). Una volta verificato di non dover apportare modifiche sostanziali, ho tagliato la lana, stando attenta che le linee della saia fossero tutte orientate nella stessa direzione, ovvero dalla spalla sinistra al piede destro, una “regola” osservata in tutti i reperti di Herjolfsnes. (Mi piacerebbe dirvi che è stato tutto perfetto fin dal primo istante, ma la verità è che una volta tagliato l'abito mi sono accorta di avere le linee del twill nella direzione opposta: per fortuna invertendo dritto e rovescio ho potuto sistemare tutto, con l'unico svantaggio di avere ancora qualche ombra di gessetto rosa sull'esterno).
L'abito è composto da un telo anteriore e uno posteriore, entrambi ampliati con l'aggiunta di un gherone al centro (composto da due triangoli) e 4 pannelli per ogni lato, cuciti sul taglio diagonale: tutti i pannelli sono molto sottili sotto le braccia (2-5 cm) e si allargano andando verso terra, i due posteriori sono in realtà ricavati da un solo pezzo di stoffa, diviso da una cucitura finta per amore di simmetria. Le maniche invece sono ricavate da una pezza principale e un triangolo, che si colloca sotto l'ascella, per dare una maggiore ampiezza e mobilità.


The construction of the garment
My chosen pattern is the famous  Nørlund 38/ D10580: I've always loved its complex structure, with 4 panels on each side. Furthermore, the pocket slits and the ¾ lenght sleeves make it an overdress, without many doubts, and it was exactly what I needed to wear over my blue Manuscript Challenge dress.
First, I drew on paper the pattern from Medieval Garments Reconstructed and I made a toile in scrap fabric. I altered the width on the chest to fit me better (-4 cm), but without close fitting it to the body, because this would have altered the original shape and concept too much. I made it long to the ground, while the original garment probably it's shorter (for this issue, cf. Woven into the Earth, p. 142s.) After I was sure I didn't had to make any big alteration, I cut the wool, being careful to put all the twill lines in the same direction, from  the left shoulder to the right foot, a general rule that is always respected in Herjolfsnes garments. 
(I would love to tell you everything has been perfect from the beginning, but the truth is that once I had the dress cut I realized that I had all the twill lines going in the opposite direction: luckily, I could fix it inverting right and wrong sides of the fabric, with the only problem of having some pink traces of chalk on the now right side). 
The dress is made with a front and back, each with a central gore made with 2 triangles, and 4 panels on each side, cut on bias: all the panels are really narrow under the arms (2-5 cm) and become wider towards the ground, the 2 hindmost panels are actually cut from 1 piece of fabric divided by a false long seam, for love of simmetry. The sleeves are made with a main piece and a triangle put under the arm, to increase width and mobility.


Filo di lana filato a mano da me./
My hand-spun yarn. 
Le cuciture
Tutte le cuciture sono realizzate a mano, utilizzando filo di lana.
- Sottopunto per le cuciture lunghe: si tratta di un punto dato dall'esterno, che risulta quasi invisibile e più veloce di quanto non sembri a una prima occhiata. È il punto più usato nei reperti originali per questo tipo di cucitura.
- I gheroni sono cuciti dall'esterno.
I metodi per rifinire gli orli sono estremamente vari, e non sempre è indicato con precisione nei testi dove sono utilizzati. Del reperto Norlund 38, in particolare, era specificato solo che i margini delle cuciture lunghe erano:
1) ribattuti (generalmente su un lato, risultano essere ribattute aperte solo sulla spalla)
2) cucite insieme in modo che il margine rimanga sollevato
3) rifinite con le “tablet-woven piped edges”, ovvero con due fili intrecciati su se stessi, con l'ausilio di tavolette o con le dita, cuciti con un terzo filo sul margine.
Tablet-woven piped edge.
Ho voluto riprodurre la varietà delle rifiniture, scegliendo arbitrariamente dove impiegarle in mancanza di ulteriori informazioni. Dal momento che nel frattempo ho anche avviato qualche esperimento di filatura, ho utilizzato, in alcune rifiniture, del filo di lana realizzato da me, in particolare per le cuciture al punto 2 e 3.

The seams
All seams are hand-made with wool thread.
- Long seams have been sewn from the right side, with invisible stitches (and quite fast too). It's the most common stitch for long seams.
- Gores are sewn from the right side.
There are many long seams finishing methods on n. 38, and in the books it's not always stated clearly where each one is used. About n. 38 we know that seams had:
1) Overcast stitches that sew the seam allowance down to the cloth
2) Up-right seams with overcast stitching
3) Tablet-woven piped edges, made with 2 threads twisted together with the help of tablets or fingers, sewn down with a third thread.
I wanted to reproduce the variety of seams, and I had to choose arbitrarily where to use each of them, because of the lack of specific information. Since I had also started some spinning experiments, I used some wool thread hand-spun by me for seams of type 2 and 3. 


Il filo di riempimento nell'orlo. /
Filler thread in the hem line.
I dettagli / The details
Le maniche sono state uno degli elementi più problematici. Era evidente, osservando le proporzioni del reperto, che non potevano essere maniche lunghe ma maniche a ¾, un elemento che raramente viene riprodotto da chi sceglie di ispirarsi al n. 38: dopo un'iniziale esitazione, ho deciso di restare fedele anche a questa caratteristica dell'abito. Questo è forse il dettaglio che trova meno riscontri nella moda italiana, ma maniche a ¾, anche se di forma un po' diversa, sono comunque attestate, soprattutto fino agli anni '60 del secolo. Lo spacco presente nell'originale si rivela particolarmente comodo perché arriva esattamente all'altezza del gomito e consente una grande mobilità. La rifinitura della manica presenta un piccolo margine di 7 mm fermato con sopragitto e 2 file di stab stitch, ho invece deciso di non aggiungere le trecce come decorazione ulteriore, nonostante fossero presenti nel reperto.

The sleeves have been one of the most puzzling elements. Looking at the original garment, it was clear that they couldn't have been long sleeves, but ¾ lenght sleeves, something that is very rarely reconstructed when making a n. 38: after some hesitation, I decided to reproduce it as well. This is probably the less “Italian” feature of the dress, even if there are some ¾ lenght sleeves in italian art too, with a slightly different shape, at least until 1360s. The slit reaches the elbow, and allows a great mobility. The sleeve has a 7 mm  seam allowance cast down with overstitches and decorated with 2 rows of stab stitches. The original one also has braided chords that I decided not to reproduce.

Lo scollo è stato ridotto rispetto all'originale, che è molto più ampio forse anche perché è rovinato, in modo che si combinasse bene con il vestito blu. Presenta un margine di 8 mm ribattuto con sopragitto ed è completato da 2 file di stab stitches. Ho aggiunto anche 2 fili di riempimento, assenti sul n. 38 ma comuni in altri abiti, soprattutto nel collo.

The neckline is narrower than the original one (that is quite wide and quite damaged too) to match it with the blue dress I made for the Manuscript Challenge. The 8 mm seam allowance is sewn down with overcast stitches and has 2 rows of decorative stab stitches. I added 2 filler threads as well, that are not present in n. 38 but are quite common on other garments' necklines.


I tagli delle tasche si collocano nel primo dei 4 pannelli laterali, sono lunghi 17 cm e si trovano ad un'altezza molto confortevole per me. Dell'originale è specificato che sono rifinite con una treccia di cordini doppi a 5 fili chiamata “delle Faroe”, le cui istruzioni sono fornite in Medieval Garments Reconstructed: le mie sono realizzate con filo di lana filato a mano da me e doppiato. Una volta tagliata la stoffa, ho semplicemente cucito le trecce in modo da proteggere il taglio vivo. Ho fatto scomparire i fili in eccesso nella treccia stessa.

Pocket slits are in the 1st of the side panels, are 17 cm long, in a very comfortable position for me. They are trimmed with a braided cord, probably a Faroe's cord with 5 strands, as described in Medieval Garments Reconstructed: I made mine with hand-spun, 2 plied yarn and I sew them down on the edge to prevent it from fraying. I hid the extra threads in the braid itself.


 Il taglio della tasca visto dall'esterno e dall'interno. / Pocket slit seen from the outside and from the inside.
Test di prova con singling e tessitura
con 3 tavolette e 2 fili di riempimento,
come nel reperto. / A sample with
singling and tablet woven edge with 3
tablets and 2 filler threads, like
in the original find. 

L'orlo dell'abito è uno dei punti in cui mi sono discostata maggiormente dal modello: il n. 38 ha un primo rinforzo con il singling, una serie di punti dati orizzontalmente sulla stoffa e quasi invisibili a occhio nudo, per un'altezza di circa 12 mm. In aggiunta, presenta un bordo tessuto a tavolette (3 tavolette con 2 fili ciascuna, con 2 fili di rinforzo sul rovescio) in cui la spoletta è l'ago, che attacca la banda alla veste mano a mano che si procede. Ho fatto comunque un piccolo test per vedere il risultato, ma ho poi deciso di limitare l'uso di tessitura a tavolette perché poco attestata in Italia in questo tipo di lavorazione. Così ho deciso di prendere come riferimento il n. 45, che ha l'orlo fissato da sopragitto con filo di riempimento, rinforzato da 1 fila di stab stitch a 2,5 mm dal margine inferiore.


The hem line is probably the most different part from the model: n. 38 has a first reinforcement made with singling, stitches laying flat on the fabric and almos invisible, about 12 mm high. Furthermore, it has a tablet-woven edge (3 tablets with 2 threads each, plus 2 reinforcing threads on the back) sewn on the garment with the weft-needle. I made a small test to see how it looks, but I decided to avoid this kind of tablet-woven finishing, because we don't have any source for this use of tablet weaving in Italy. So I decided to make my hem line according to n. 45, that has overcast stitches over filler thread and has 1 row of stab stitches, 2,5 mm from the lower edge.

Ringrazio tutti i partecipanti della Herjolfsnes Challenge per i preziosi consigli e il sostegno, e in particolare Nini, che ha sempre la pazienza di assistermi a distanza.
Al termine del lavoro, posso dire che sono soddisfatta del risultato: l'aspetto che apprezzo di più sono piccoli dettagli che lo rendono, credo, un abito “vero” e dotato di una sua personalità.
I want to thank all the partecipants to the Hejolfsnes Challenge for precious advice and support, and expecially Nini, who is always patient enough to help me even if we're far from each other.
In the end, I can say I am happy with the result: what I like most are all the small details that make it, I believe, an authentic 
dress with its own personality. 

lunedì 29 febbraio 2016

Il cappuccio "alla Todeschino" / Wearing the hood "Todeschino's style"


1340, Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del buon governo, Siena
1340, Buonamico di Buffalmacco, Incontro dei tre
vivi e dei tre morti
Fine XIV sec.,
NAL 1673,
 fol. 81v,
 
"Zucchero"
Preparando il workshop sul cappuccio trecentesco, abbiamo ripreso in mano il nostro articolo e abbiamo cercato una soluzione più convincente per riprodurre un particolare stile con cui veniva indossato il cappuccio. Infatti ci siamo resi conto che solo una delle miniature esaminate per lo stile numero 6, "Lo chaperon con la cresta", presentava effettivamente una semplice cresta creata con la foggia infilata dentro al risvolto. Nelle altre fonti invece si trova in modo ricorrente un "giro di stoffa" intorno al risvolto, dello stesso colore della fodera. Questo stile, particolarmente diffuso nella prima metà del Trecento e solo occasionalmente attestato nella seconda metà, attribuito a personaggi di rango o a personaggi non più giovani,  inizialmente ci è apparso di difficile interpretazione, ma che comunque non era sufficiente a spingerci ad interpretarlo come un copricapo differente dal cappuccio. Alla fine, Francesco ha proposto un'ipotesi che ci sembra plausibile per la somiglianza visiva con le immagini e per la facilità di realizzazione: per questo lo abbiamo chiamato ironicamente "lo stile di Todeschino".
1340, Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del buon governo, Siena
1350, Nicolò da Bologna, Il matrimonio
Preparing the workshop about 14th century hoods, we have been thinking again about our previous article about hoods and we have been looking for a better solution to reproduce a particular style. We realized that only one of the sources we considered for style 6, "Crest hood", actually has a simple crest, made with the shoulder part of the hood folded inside the face-opening fold: it's the one from S. Maria Novella in Florence. In the other sources there is often something that looks like fabric going around the face-opening fold, in the same colour of the lining. This style, quite common in the first half of the 14th century but barely seen in the second half, and only as a feature of high-status characters or old people, at the beginning seemed difficult to understand, but this wasn't enough to make us think it was a different headwear from the hood. Finally, Francesco made an hypothesis that looked convincing both for the resemblance to the sources and the ease of the realisation: that's why we ironically called it "Todeschino's style". 


Istruzioni / Instructions

1. Prendere il cappuccio disteso / Take your hood lying flat.

2. Fare un risvolto nell'apertura del viso. / Fold the face opening.
3. Infilare la mano dall'apertura del viso e prendere la foggia nel punto più distante dall'apertura (in corrispondenza della cucitura posteriore.) / Put your hand inside the hood from the face opening and take the shoulder part in the opposite place from the face opening (about where the seam of the neck is).

4. Tirare fuori la foggia dall'apertura del viso. / Pull out the shoulder part you are holding with your hand from the face opening.
5. Piegare il lembo della foggia verso l'alto... / Pull the shoulder part up...


6. ...e infilarlo dietro il risvolto dell'apertura del viso. / ...and put it inside the face opening.
NOTA: la linea rossa che si vede nella piega è la ribattitura della cucitura del collo, che è assente nelle iconografie prese in esame. Inoltre il nostro cappuccio ha una coda molto più lunga dei cappucci di inizio Trecento che si vedono in queste iconografie. / Note: the red line visible on the fold is the finishing of the back seam, that is not visible in the sources we found. Our hood as a longer liripipe than the ones from the first half of the century shown in these sources.


   



Questo è un breve video che illustra tutti i passaggi, per maggiore chiarezza. / This is a short video that shows all the steps, to be more clear.