L'obiettivo che mi sono data è stato rimanere il più possibile fedele al modello, tentando comunque di non creare un abito inverosimile per un contesto italiano della metà del XIV secolo: le immagini di seguito vogliono solo rappresentare in generale il contesto di riferimento, e non sono naturalmente esattamente corrispondenti all'abito.
Finally, 4 months after I have drawn the model, my Herjolfsnes Challenge dress is complete: it has been long work also because of the little time I could spare for sewing crafts during the day, but I'm really happy not only for the result, but also of my journey. Joining the Challenge, together with such skilled and expert re-enactors, has been a great incitement to study deeper the books about the Herjolfsnes finds, Woven into the Earth and Medieval Garments Reconstructed, to improve my skills and also to learn new ones.
My target was to be as faithful as possible to the original find, and at the same time non to make a dress that would look completely implausible in 14th century Italy: the following pictures are meant to show the general context and of course don't perfectly match the dress.
La stoffa
I reperti della Groenlandia sono realizzati in vadmal, un tipo di tessuto tradizionale realizzato su telaio verticale, che presenta una trama a saia non bilanciata, ovvero caratterizzata dalla presenza di fili in rilievo sul rovescio della stoffa, non piatta e uniforme come si trova abitualmente in commercio oggi. La lana che ho utilizzato io è stata acquistata in un negozio locale ed è una saia 2/2 di medio spessore, con circa 14 fili/cm, con trama bianca e ordito marrone, una caratteristica che spesso si ritrova anche nei tessuti della Groenlandia (ma anche di Londra, ad esempio).
The fabric
Greenland's finds are made in vadmal, a traditional fabric woven on vertical loom, that is a non-balanced, weft-faced twill, different from the balanced, flat one we can normally find in shops today. The fabric I used was bought from a local shop and is a medium-heavy 2/2 woolen twill, with about 14 thread/cm, with white warp and brown weft, a common feature of Greenland finds (but also in some finds from London).
La costruzione dell'abito
Il modello che ho scelto è il famoso Nørlund 38/ D10580: ho sempre amato particolarmente la complessità della costruzione, con 4 pannelli per ogni lato. Inoltre, la presenza di tasche sul reperto e soprattutto le maniche a ¾ lo rendono un abito da sopra, ed era esattamente quello che mi serviva da indossare sopra l'abito blu della Manuscript Challenge.
Per prima cosa, ho riprodotto su carta lo schema da Medieval Garments Reconstructed, e ho realizzato un modello di prova in stoffa leggera, a partire dal quale ho modificato leggermente la larghezza dell'abito sul torso (-4 cm totali) in modo che si adattasse meglio a me, ma senza renderlo troppo aderente al corpo, un cambiamento che avrebbe stravolto il concetto originale. Ho anche deciso di farlo lungo fino a terra, a differenza probabilmente dell'originale (per questo problema, cf. Woven into the Earth p. 142s.). Una volta verificato di non dover apportare modifiche sostanziali, ho tagliato la lana, stando attenta che le linee della saia fossero tutte orientate nella stessa direzione, ovvero dalla spalla sinistra al piede destro, una “regola” osservata in tutti i reperti di Herjolfsnes. (Mi piacerebbe dirvi che è stato tutto perfetto fin dal primo istante, ma la verità è che una volta tagliato l'abito mi sono accorta di avere le linee del twill nella direzione opposta: per fortuna invertendo dritto e rovescio ho potuto sistemare tutto, con l'unico svantaggio di avere ancora qualche ombra di gessetto rosa sull'esterno).
L'abito è composto da un telo anteriore e uno posteriore, entrambi ampliati con l'aggiunta di un gherone al centro (composto da due triangoli) e 4 pannelli per ogni lato, cuciti sul taglio diagonale: tutti i pannelli sono molto sottili sotto le braccia (2-5 cm) e si allargano andando verso terra, i due posteriori sono in realtà ricavati da un solo pezzo di stoffa, diviso da una cucitura finta per amore di simmetria. Le maniche invece sono ricavate da una pezza principale e un triangolo, che si colloca sotto l'ascella, per dare una maggiore ampiezza e mobilità.
The construction of the garment
My chosen pattern is the famous Nørlund 38/ D10580: I've always loved its complex structure, with 4 panels on each side. Furthermore, the pocket slits and the ¾ lenght sleeves make it an overdress, without many doubts, and it was exactly what I needed to wear over my blue Manuscript Challenge dress.
First, I drew on paper the pattern from Medieval Garments Reconstructed and I made a toile in scrap fabric. I altered the width on the chest to fit me better (-4 cm), but without close fitting it to the body, because this would have altered the original shape and concept too much. I made it long to the ground, while the original garment probably it's shorter (for this issue, cf. Woven into the Earth, p. 142s.) After I was sure I didn't had to make any big alteration, I cut the wool, being careful to put all the twill lines in the same direction, from the left shoulder to the right foot, a general rule that is always respected in Herjolfsnes garments.
(I would love to tell you everything has been perfect from the beginning, but the truth is that once I had the dress cut I realized that I had all the twill lines going in the opposite direction: luckily, I could fix it inverting right and wrong sides of the fabric, with the only problem of having some pink traces of chalk on the now right side).
The dress is made with a front and back, each with a central gore made with 2 triangles, and 4 panels on each side, cut on bias: all the panels are really narrow under the arms (2-5 cm) and become wider towards the ground, the 2 hindmost panels are actually cut from 1 piece of fabric divided by a false long seam, for love of simmetry. The sleeves are made with a main piece and a triangle put under the arm, to increase width and mobility.
Filo di lana filato a mano da me./ My hand-spun yarn. |
Tutte le cuciture sono realizzate a mano, utilizzando filo di lana.
- Sottopunto per le cuciture lunghe: si tratta di un punto dato dall'esterno, che risulta quasi invisibile e più veloce di quanto non sembri a una prima occhiata. È il punto più usato nei reperti originali per questo tipo di cucitura.
- I gheroni sono cuciti dall'esterno.
I metodi per rifinire gli orli sono estremamente vari, e non sempre è indicato con precisione nei testi dove sono utilizzati. Del reperto Norlund 38, in particolare, era specificato solo che i margini delle cuciture lunghe erano:
1) ribattuti (generalmente su un lato, risultano essere ribattute aperte solo sulla spalla)
2) cucite insieme in modo che il margine rimanga sollevato
3) rifinite con le “tablet-woven piped edges”, ovvero con due fili intrecciati su se stessi, con l'ausilio di tavolette o con le dita, cuciti con un terzo filo sul margine.
Tablet-woven piped edge. |
The seams
All seams are hand-made with wool thread.
- Long seams have been sewn from the right side, with invisible stitches (and quite fast too). It's the most common stitch for long seams.
- Gores are sewn from the right side.
There are many long seams finishing methods on n. 38, and in the books it's not always stated clearly where each one is used. About n. 38 we know that seams had:
1) Overcast stitches that sew the seam allowance down to the cloth
2) Up-right seams with overcast stitching
3) Tablet-woven piped edges, made with 2 threads twisted together with the help of tablets or fingers, sewn down with a third thread.
I wanted to reproduce the variety of seams, and I had to choose arbitrarily where to use each of them, because of the lack of specific information. Since I had also started some spinning experiments, I used some wool thread hand-spun by me for seams of type 2 and 3.
Il filo di riempimento nell'orlo. / Filler thread in the hem line. |
Le maniche sono state uno degli elementi più problematici. Era evidente, osservando le proporzioni del reperto, che non potevano essere maniche lunghe ma maniche a ¾, un elemento che raramente viene riprodotto da chi sceglie di ispirarsi al n. 38: dopo un'iniziale esitazione, ho deciso di restare fedele anche a questa caratteristica dell'abito. Questo è forse il dettaglio che trova meno riscontri nella moda italiana, ma maniche a ¾, anche se di forma un po' diversa, sono comunque attestate, soprattutto fino agli anni '60 del secolo. Lo spacco presente nell'originale si rivela particolarmente comodo perché arriva esattamente all'altezza del gomito e consente una grande mobilità. La rifinitura della manica presenta un piccolo margine di 7 mm fermato con sopragitto e 2 file di stab stitch, ho invece deciso di non aggiungere le trecce come decorazione ulteriore, nonostante fossero presenti nel reperto.
The sleeves have been one of the most puzzling elements. Looking at the original garment, it was clear that they couldn't have been long sleeves, but ¾ lenght sleeves, something that is very rarely reconstructed when making a n. 38: after some hesitation, I decided to reproduce it as well. This is probably the less “Italian” feature of the dress, even if there are some ¾ lenght sleeves in italian art too, with a slightly different shape, at least until 1360s. The slit reaches the elbow, and allows a great mobility. The sleeve has a 7 mm seam allowance cast down with overstitches and decorated with 2 rows of stab stitches. The original one also has braided chords that I decided not to reproduce.
Lo scollo è stato ridotto rispetto all'originale, che è molto più ampio forse anche perché è rovinato, in modo che si combinasse bene con il vestito blu. Presenta un margine di 8 mm ribattuto con sopragitto ed è completato da 2 file di stab stitches. Ho aggiunto anche 2 fili di riempimento, assenti sul n. 38 ma comuni in altri abiti, soprattutto nel collo.
The neckline is narrower than the original one (that is quite wide and quite damaged too) to match it with the blue dress I made for the Manuscript Challenge. The 8 mm seam allowance is sewn down with overcast stitches and has 2 rows of decorative stab stitches. I added 2 filler threads as well, that are not present in n. 38 but are quite common on other garments' necklines.
I tagli delle tasche si collocano nel primo dei 4 pannelli laterali, sono lunghi 17 cm e si trovano ad un'altezza molto confortevole per me. Dell'originale è specificato che sono rifinite con una treccia di cordini doppi a 5 fili chiamata “delle Faroe”, le cui istruzioni sono fornite in Medieval Garments Reconstructed: le mie sono realizzate con filo di lana filato a mano da me e doppiato. Una volta tagliata la stoffa, ho semplicemente cucito le trecce in modo da proteggere il taglio vivo. Ho fatto scomparire i fili in eccesso nella treccia stessa.
Pocket slits are in the 1st of the side panels, are 17 cm long, in a very comfortable position for me. They are trimmed with a braided cord, probably a Faroe's cord with 5 strands, as described in Medieval Garments Reconstructed: I made mine with hand-spun, 2 plied yarn and I sew them down on the edge to prevent it from fraying. I hid the extra threads in the braid itself.
Il taglio della tasca visto dall'esterno e dall'interno. / Pocket slit seen from the outside and from the inside.
Test di prova con singling e tessitura con 3 tavolette e 2 fili di riempimento, come nel reperto. / A sample with singling and tablet woven edge with 3 tablets and 2 filler threads, like in the original find. |
L'orlo dell'abito è uno dei punti in cui mi sono discostata maggiormente dal modello: il n. 38 ha un primo rinforzo con il singling, una serie di punti dati orizzontalmente sulla stoffa e quasi invisibili a occhio nudo, per un'altezza di circa 12 mm. In aggiunta, presenta un bordo tessuto a tavolette (3 tavolette con 2 fili ciascuna, con 2 fili di rinforzo sul rovescio) in cui la spoletta è l'ago, che attacca la banda alla veste mano a mano che si procede. Ho fatto comunque un piccolo test per vedere il risultato, ma ho poi deciso di limitare l'uso di tessitura a tavolette perché poco attestata in Italia in questo tipo di lavorazione. Così ho deciso di prendere come riferimento il n. 45, che ha l'orlo fissato da sopragitto con filo di riempimento, rinforzato da 1 fila di stab stitch a 2,5 mm dal margine inferiore.
The hem line is probably the most different part from the model: n. 38 has a first reinforcement made with singling, stitches laying flat on the fabric and almos invisible, about 12 mm high. Furthermore, it has a tablet-woven edge (3 tablets with 2 threads each, plus 2 reinforcing threads on the back) sewn on the garment with the weft-needle. I made a small test to see how it looks, but I decided to avoid this kind of tablet-woven finishing, because we don't have any source for this use of tablet weaving in Italy. So I decided to make my hem line according to n. 45, that has overcast stitches over filler thread and has 1 row of stab stitches, 2,5 mm from the lower edge.
Ringrazio tutti i partecipanti della Herjolfsnes Challenge per i preziosi consigli e il sostegno, e in particolare Nini, che ha sempre la pazienza di assistermi a distanza. Al termine del lavoro, posso dire che sono soddisfatta del risultato: l'aspetto che apprezzo di più sono piccoli dettagli che lo rendono, credo, un abito “vero” e dotato di una sua personalità.
I want to thank all the partecipants to the Hejolfsnes Challenge for precious advice and support, and expecially Nini, who is always patient enough to help me even if we're far from each other.
In the end, I can say I am happy with the result: what I like most are all the small details that make it, I believe, an authentic dress with its own personality.
In the end, I can say I am happy with the result: what I like most are all the small details that make it, I believe, an authentic dress with its own personality.
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